L’ansia è una reazione normale, è uno stato emotivo anticipatorio di un pericolo futuro che si caratterizza per tensione e apprensione. La proviamo di fronte a una situazione o a uno stimolo minaccioso (reale o figurato) nei confronti del quale non ci riteniamo sufficientemente capaci di farvi fronte.
Si differenzia dalla paura per essere una reazione emotiva ad una minaccia futura incerta, percepita, non reale e presente in quel momento e per non essere necessariamente rivolta a uno stimolo specifico. In aggiunta, l’ansia porta con sé più elementi di incertezza.
Spesso le persone vorrebbero non provare più ansia. Questa è una richiesta poco realistica, ma anche poco utile. L’ansia è un’emozione che ha una sua dignità di esistere perché ci protegge dai pericoli attivando il sistema di risposta attacco-fuga, ma ci consente anche di reagire alle situazioni in modo più efficace ed efficiente, infatti, livelli moderati di ansia spesso sono utili per avere una prestazione migliore.
Quindi, il problema non è provare l’ansia, ma quando questa diventa:
- Spropositata, ad esempio, quando dobbiamo affrontare una prestazione, se fossimo esageratamente ansiosi, rischieremmo di avere una performance inferiore alle nostre competenze.
- Troppo pervasiva e frequente, ovvero si manifesta sempre più spesso e riguarda più aree di vita, fino a coinvolgere anche situazioni che per la maggioranza delle persone non sono attivanti.
- Troppo prolungata, ovvero risulta difficile ritornare ad un livello di base.
Oppure quando:
- Interferisce con le normali attività e sulla qualità di vita.
- Comporta cambiamenti nello stile di vita, ad esempio evitare determinati contesti, diminuzione dell’autonomia o il dover ricorrere a farmaci per riuscire ad affrontare le situazioni.
L’ansia ha diverse componenti:
- Cognitiva (ad esempio, pensieri negativi su noi stessi o sulla situazione, ad esempio “Non ce la farò mai ad affrontare tutto”; gli ingredienti cognitivi dell’ansia possono essere riassunti in un’equazione (Salkovskis): l’ansia è proporzionale alla gravità del pericolo e alla probabilità che esso si verifichi, e inversamente proporzionale alla propria capacità di sopportare e fronteggiare la situazione).
- Emotiva (come il senso di pericolo imminente, l’inquietudine, la confusione…)
- Comportamentale (in particolare comportamenti di evitamento e fuga, ma anche cambiamenti nelle relazioni, come la tendenza ad isolarsi di più)
- Fisiologica (come sensazioni di nausea, vampate di calore/brividi, nodo alla gola, tremori, sudorazione, palpitazioni, dispnea…)
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è un trattamento evidence-based di prima scelta indicato per i disturbi d’ansia. Se eliminare l’ansia non è possibile né auspicabile, quello che si può fare è agire sulle sue diverse componenti, rendendole più funzionali: abbassare il livello di attivazione, se eccessivo, e migliorare la gestione della sintomatologia, correggere le proprie interpretazioni errate di pericolo e di minaccia, aiutare la persona a riprendere in mano la sua vita, diminuendo gli evitamenti, migliorando l’autoefficacia e le abilità personali.